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venerdì 2 marzo 2012

Lucio Dalla

 Lucio Dalla 4 marzo 1943 /1 marzo 2012

ciao Lucio ...


"...Ah si, e' la vita che finisce
ma lui non ci pensò poi tanto
anzi si sentiva felice
e ricominciò il suo canto

Te voglio bene assai
ma tanto tanto bene sai
e' una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai"
(Caruso di Lucio Dalla)



On Air
Uber



Paolo Moise
...ed in particolare a questa - attualissima - canzone di Lucio Dalla: Se io fossi un angelo.
http://www.youtube.com/watch?v=7Ra5RxyVHTU





Malinconia d'ottobre - Dalla (video di Gabriel Zagni)

vecchio pazzo amico mio, come si sta lassù ? Come se la passa Caruso? Profonda come il tuo mare è la mancanza che sento addosso. Scrivimi,e tienimi un posto che sia come sempre dalla parte dei perdenti .Quelli dei vincitori ,come dice B.B., sono già tutti occupati e comunque non fanno per noi.
Roberto Vecchioni vecchio pazzo amico mio, come si sta lassù ? Come se la passa Caruso? Profonda come il tuo mare è la mancanza che sento addosso. Scrivimi,e tienimi un posto che sia come sempre dalla parte dei perdenti .Quelli dei vincitori ,come dice B.B., sono già tutti occupati e comunque non fanno per noi.

Henna

Adesso basta sangue ma non vedi
Non stiamo nemmeno più in piedi...un po' di pietà
Invece tu invece fumi con grande tranquillità
Così sta a me che debbo parlare fidarmi di te
Domani domani domani chi lo sa domani sarà
Oh oh chi non lo so quale Dio ci sarà io parlo e parlo solo per me
Va bene io credo nell'amore l'amore che si muove dal cuore
Che ti esce dalle mani che cammina sotto i tuoi piedi
L'amore misterioso anche dei cani e degli altri fratelli
Animali delle piante che sembra che ti sorridono anche quando ti chini per portarle via
L'amore silenzioso dei pesci che ci aspettano nel mare
L'amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare
Ok ok lo so che capisci ma sono io che non capisco cosa dici
Troppo sangue qua e là sotto i cieli di lucide stelle
Nei silenzi dell'immensità
ma chissà se cambierà oh non so se in questo futuro nero buio
Forse c'è qualcosa che ci cambierà
Io credo che il dolore è il dolore che ci cambierà
Oh ma oh il dolore che ci cambierà
E dopo chi lo sa se ancora ci vedremo e dentro quale città
Brutta fredda buia stretta o brutta come questa sotto un cielo senza pietà
Ma io ti cercherò anche da così lontano ti telefonerò
In una sera buia sporca fredda
Brutta come questa
Forse ti chiamerò perché vedi
Io credo che l'amore è l'amore che ci salverà
Vedi io credo che l'amore è l'amore che ci salverà

E' lui pensava quella è casa mia 
Una canzone “antica” di Dalla. Ma bellissima. La casa in riva al mare.
Mauro Biani

Dibididobididù
Giulio Laurenzi

stanotte in autostrada ho scritto un sonetto sgangherato per Lucio.


Lucio Dalla bellissimo cantante
ln autostrada l’autoradio piange
l’asfalto nella notte sembra il Gange
la voce tua risale alla sorgente

di quel futuro che tu amavi tanto
tanto che sei volato con un razzo
lasciando qui la voce tua ,ragazzo
scientifico sciamano lupo e santo

altissimo biondissimo astronauta
la tua esistenza elettrica mai cauta
le tue canzoni belle come occhi

mi dissero che farne dei miei orecchi
futura...anidride solforosa
la musica infinita...la tua sposa.


Com'è profondo il mare
Paride Puglia

A Lucio Dalla
Giardiniro



L'anno che non verrà più...
max


2/3/2012
La nostra colonna sonora
Massimo Gramellini
La magia della grande musica si scopre quando i grandi cantanti se ne vanno. Ieri milioni di italiani hanno ripercorso in un attimo la propria vita con la colonna sonora di Lucio Dalla, così come avevano fatto alla morte dell’altro Lucio nazionale. Caro amico ti scrivo che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino e se è una femmina si chiamerà Futura...

Ci sono cascato anch’io ed è stato facile, oltre che bellissimo. Il mio Dalla non è quello che avrei conosciuto di persona in anni recenti, e con il quale ho presentato libri, riso, scherzato, persino polemizzato. Il mio Dalla è la notte prima degli esami. Estate 1979, vigilia della maturità, Dalla e De Gregori in concerto con «Banana Republic» allo stadio Comunale di Torino, davanti a casa mia. Durante il giorno coi miei compagni avevamo studiato in cucinino, dove per un curioso gioco di rimbombi si potevano sentire le prove dei musicisti: sembrava che il sax di Dalla fosse in cortile. Ho il ricordo nettissimo di noi che interrompiamo una poesia del Leopardi per affacciarci al balcone e lasciarci trasportare da un suo assolo di jazz. La sera i compagni telefonarono alle mamme per dire che si sarebbero fermati da me a ripassare. Invece andammo allo stadio, confusi fra altri settantamila, ma col cuore che ballava di paura per il giudizio imminente e dei biglietti particolarmente meschini.

Eravamo nel settore più lontano dal palco e ancora non esistevano i maxischermi: De Gregori era un puntino, Dalla la metà di un puntino. Ma appena abbracciava il sax e ci soffiava dentro si trasformava in un gigante.

E poi, e soprattutto, c’erano le sue canzoni sparate nella notte: «Com’è profondo il mare», «Piazza grande», «Stella di mare» («Tuuuu come me», e quell’uuu gli usciva dalla cassa toracica come un’orchestra di cento elementi), «L’anno che verrà». Le sapevo tutte a memoria, a differenza delle poesie del Leopardi. Quando partì «Cosa sarà» («che ci fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento») guardai il cielo sopra lo stadio e giurai alle stelle che non sarei mai stato un ventenne morto, anzi, avrei fatto di tutto per diventare un centenario vivo. Quella frase cantata a squarciagola alla vigilia dell’esame di maturità segnò a tal punto la mia formazione che il giorno in cui, da adulto, conobbi De Gregori gli dissi che era la più bella che avesse mai scritto. De Gregori concordò sulla bellezza della canzone e aggiunse con un sorriso che purtroppo non era sua, ma di Ron e Lucio: lui l’aveva solo cantata. È stato uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita e anche questo lo devo a Dalla.

Chi non lo ha già fatto ieri, può provarci adesso con me. Raccontarsi la vita in un minuto, attraverso le sue canzoni. «4 marzo 1943» (era l’unico cantante di cui tutti sapevamo la data di nascita) e mi rivedo bambino triste e solo davanti alla tv in bianco e nero che trasmette il festival di Sanremo. «Disperato erotico stomp» accompagnò i primi viaggi individuali al centro del sesso, con quella mano che «partiva» e non si sapeva mai bene dove ci avrebbe portato. «Anna e Marco», uno dei lenti-cardine dell’adolescenza, l’importante era tenersi stretti alla ragazza fino a quando Dalla diceva «Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva andarsene lontano»: a quel punto si poteva tentare l’affondo. «Balla balla ballerino» e ogni volta che la cantavo mi veniva da piangere, persino adesso, chissà perché. «Futura» vantava un posto d’onore nella Definitiva, la C90 verde in cui avevo condensato le canzoni da infilare nell’autoradio, quando a bordo saliva una certa persona. E ancora un vecchio album, «Il giorno aveva cinque teste», difficile e bellissimo, da ascoltare nei momenti duri, quelli che servono a crescere. «Caruso» è un bagno di notte, un bacio sotto la luna, uno spaghetto divorato sul mare. Chiuderei con «Attenti al lupo», che a trent’anni mi salvò da un principio di depressione: non ho più trovato una canzone capace di trasmettermi tanta incomprensibile allegria.

Pensavo che questo genere di ricordi non potesse estendersi ai più giovani. Poi verso sera mi è arrivata la mail di una ragazza, si chiama Francesca. «Sto piangendo come una fontana per Lucio Dalla. Mi sento come se fosse morto un vecchio amico. Lui sicuramente non sapeva chi fossi. È ovvio. Credo che questo genere di rapporti emotivi a distanza siderale si possa creare solo con i musicisti. Che tu sia triste, felice, stanca, sola, in compagnia, quando loro cantano hai l’impressione che vogliano tirarti su il morale, partecipare alla tua gioia, cullarti prima che tu dorma, farti compagnia. Ti sembra che parlino proprio con te. Magari esagero, ma per me è stato così. Mi mancherà molto». Anche a me.
(fonte)


Le Rondini

Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l'odore del caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi mentre Leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle,, anche più in là
Coro :
Sogni, tu sogni nel mare dei sogni.
Vorrei girare il cielo come le rondini
E ogni tanto fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità.
Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro
e cos'è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos'è l'amore
Dov'è che si prende, dov'è che si dà
Coro :
Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni

###### #######
«Le rondini» è la mia preferita.
«Ci metto anche Henna, forse il mio testo più bello. “Caruso” ha venduto più di dieci milioni di copie ma non mi emoziona più di tanto. Aggiungerei “Ciao” e “Anidride solforosa” insieme a “L'anno che verrà”» Dalla 

Mauro Patorno

Lucio Dalla di Mattia Massolini by toonpool

Non c'è bisogno di parrucca in Paradiso!
mariobochicchio


Lucio Dalla
Rocco Grieco
Lucio Dalla di Massimo Cavezzali
(Lucio Dalla....disegno di Massimo Cavezzali e James Hogg per Repubblica)

omaggio di Ottomax


Lucio Dalla - Comunista
(Una chicca poco conosciuta)
Canto l'uomo che è morto
Non il Dio che è risorto
Canto l'uomo infangato
Non il Dio che è lavato.

Canto l'uomo impazzito

Non il Dio rinsavito
Canto l'uomo ficcato
Dentro il chiodo ed il legno.

L'uomo che è tutta una croce

L'uomo senza più voce
L'uomo intirizzito
L'uomo nudo, straziato
L'uomo seppellito.

Canto la rabbia e l'amore

Dell'uomo che è stato vinto
Canto l'uomo respinto
Non l'uomo vincitore.

Canto l'uomo perduto

L'uomo che chiede aiuto
L'uomo che guarda
Nell'acqua del fiume.

Dove l'acqua conduce

l'uomo che accende una luce
o quello che trova la voce.

Canto l'uomo che è morto

non il Dio che è risorto.

Canto l'uomo salvato

non l'uomo sacrificato.

Canto l'uomo risorto.

Non il Dio che è li' morto.

Canto l'uomo che è solo

Come una freccia
Nel suolo.

L'uomo che vuole lottare

E che non vuole morire.

Canto Andrea del vento

Ragazzo di Crotone
Che si fa avanti e racconta
La sua vita di cafone.

Anch'io sono partito

Piangevo alla stazione
E poi là nella neve
Dove si poteva sperare.

Non c'era l'onda del mare

Là sono arrivato
Anch'io mi sono fermato.

Canto l'uomo che ascolto

Con la voce distesa sul prato
Canto chi vuole tornare
Non chi vuole fuggire.

Canto Andrea che dice :

« Quella era la mia terra,
Adesso la prendo e la mangio»

Caro amico ti scrivo …
… così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Umberto Romaniello
Caro Lucio, ti scrivo.. così di pianger mi  scorderò....

e adesso che sei così lontano

più forte ti  scriverò...

anche tu sei partito ormai

ma tra  noi  per  sempre tu  resterai 


 



Ciao Lucio!
giors e gugu STRISCE BAVOSE



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Note: 
due miei piccoli giochi di parole
Anagramma
Lucio, il poeta, cantante (dell') oceanica "attenti al lupo".
Anagramma :
il cantante Lucio Dalla inculca talento (nell') aldilà
il  rebus di Laurina: 'Caro amico ti scrivo'



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Tu non mi basti mai - Lucio Dalla
NON BASTA SAPER CANTARE