giovedì 14 aprile 2016

La vignetta di Vauro su Casaleggio


La vignetta di Vauro sulla notizia della morte di Gianroberto Casaleggio ha scatenato feroci polemiche sui social. Pubblicata su Twitter  a poche ore dalla morte dell'inventore dei 5 stelle, ritrae Beppe Grillo in versione burattino che cade dai fili e si affloscia. Come a dire: morto il burattinaio, fa la stessa fine il burattino. C'è chi si definisce disgustato, chi inveisce contro il comico toscano e chi invece difende satira e vignetta e spiega cos'è la satira.


Vauro
È morto Casaleggio
http://bit.ly/mortoCasaleggio



Le opinioni


Vincino Gallo 



bella e delicata


Andrea Mollica

La vignetta di Vauro su Casaleggio è capace di far pensare, senza ipocrisia
MERCOLEDÌ, 13 APRILE 2016
Andrea MollicaSi può fare satira sulla morte di una persona, quando rappresenta un grande evento politico, ovvero il campo di azione della stessa satira? Vauro l’ha fatto, suscitando molte polemiche sui social media per questa vignetta.
La morte di Casaleggio rappresentata da Vauro stimola a una riflessione profonda sul significato politico di Gianroberto Casaleggio. L’uomo che “manovrava” Beppe Grillo, il fenomeno politico più importante degli ultimi 6 anni di storia italiana ( Renzi, che forse lo sarà di più, non è neanche pensabile senza l’affermazione del M5S). Vauro ironizza su questo aspetto, e traccia una sua personale valutazione sugli effetti della scomparsa del cofondatore. La vignetta, che ha tratti raffinati, è capace di far pensare, e come caratteristica dell’autore non ha alcun velo di ipocrisia. Tanto da apparire a molti come una mancanza di rispetto; un sentimento comprensibile vista l’emozione suscitata dalla morte di Gianroberto Casaleggio, ma che in realtà non lo è, almeno a mio modesto parere. La scomparsa dell’imprenditore che ha dato vita assieme a Beppe Grillo al M5S ha generato una fortissima reazione, e un carico di cordoglio e commozione anche inaspettato. Casaleggio è stato una figura politica controversa, come molti leader, e le tante critiche ricevute in vita si sono spente per la sorpresa di una morte arrivata improvvisa, che ha posto fine a un lungo dolore privato tenuto nascosto. La contraddizione tra il personaggio pubblico Casaleggio e l’uomo, così riservato, ha probabilmente generato l’empatia collettiva osservata per il suo decesso. Per chi fa satira, come anche per  chi fa informazione, è però giusto non fermarsi al solo dolore e cordoglio per la morte di una persona così rilevante per il nostro Paese.






Elchicotriste




La satira di Vauro da mo'
Elchicotriste




E’ morto Casaleggio e prima di lui il buon senso...
MILKO DALLA BATTISTA· MERCOLEDÌ 13 APRILE 2016
...«Non sono qui per difendere Cesare», figuriamoci Vauro.
E’ decisamente in grado di difendersi da solo se ritiene opportuno doverlo fare. Questa nota è un appunto scaturito dalle mie osservazioni circa le reazioni della rete alla pubblicazione della vignetta del Senesi sulla morte di Gianroberto Casaleggio. Intanto, come si poteva immaginare, è successo il finimondo, con insulti e sdegno da parte di “grillini” ed alcuni, esultanza ed entusiasmo da parte di altri. E qui iniziano le condiderazioni:

1 - Il soggetto della vignetta non è Casaleggio ma Grillo.

Questo disegno rappresenta Grillo come “burattino” senza “burattinaio”. Metafora che dice semplicemente come “l’ideologo” del Movimento sia venuto a mancare a colui che rappresenta “la faccia” del Movimento stesso. Cioè, a colui che “comunica” viene meno “il contenuto” della comunicazione, tutto qui. Non vi è traccia di insulti o mancanza di rispetto nei confronti del morto. Si osserva come “ad un meccanismo sia venuto meno uno dei due ingranaggi”. Che il Movimento Cinque Stelle non fosse costituito dai soli due soggetti qui citati è banalmente ovvio, che però sia stato in tal modo percepito o anche semplicemente schematizzato nell’immaginario collettivo, altrettanto: Casaleggio “l’ideologo”, Grillo il “comunicatore”. Non mi pare complicato comprenderlo.
Quindi, per citare il motto di Edika, mi domando: «...perché tanto odio?». Risposta: «perché la rabbia è data dall’incapacità di “leggere” la vignetta».
Una vignetta non si spiega, la si osserva. Non necessariamente la si capisce né ne si deve obbligatoriamente condividere il messaggio o l’obiettivo. Spiegare una vignetta non serve a nulla: a chi non l’ha capita non si restituisce il “tempo giusto” per gustarla, a chi l’ha capita è inutile aggiungere qualcosa. Anche l’interpretazione è soggettiva.

2 - Le proteste

Qualcuna delle risposte alla vignetta di Vauro, giusto per dare un'idea:

«Mai voterò 5 stelle...Ma in questo caso siamo caduti davvero in basso. Inaccettabile…».
«Sicuramente era già preparata e aspettava l'evento per pubblicarla! Una vergogna».
«Una delle cose con piu' cattivo gusto che abbia mai visto».
«Pessimo gusto. Ma è "de sinistra", quindi va bene».
«Un gesto veramente schifoso».
«Secondo me è ingiusta, Grillo non è un burattino…».
«A Vauro va ritirata la carta d'identità italiana ed esiliato in un qualche paese Komunista, penso sarebbe felice, e noi anche !!».
«sinistra, o destra ,se la poteva risparmiare ! pessimo gusto!».
«Anche gli sciacalli esprimono la loro libertà......di essere sciacalli appunto».
«Io la trovo di pessimo gusto ...di fronte alla morte ci vuole rispetto..».
«Questa non è una vignetta. E' evidentemente un "auspicio" dell'autore. E' il ballare su una tomba. Libero di farlo, certo. Tutti siamo liberi, volendo, di compiere anche atti ignobili. Come questo».
«VAURO anche io sono un vignettista...ma sulla morte di qualcuno amico o nemico non si specula. Rip», «enza essere "grillina" , giudico fuori luogo questa vignetta. Santo cielo è morto e anche dopo lunga malattia. Che bisogno c'è di ironizzare anche sulla morte».
«Odio grillo e il M5S ed amo la satira, ed amo anche le sue vignette, Vauro, le trovo spesso geniali. Però questa vignetta è decisamente fuori luogo, non si scherza con la morte in questo modo, è oltremodo irrispettosa, non solo verso il M5S, ma verso tutti, indipendentemente dalle proprie ideologie politiche».
«Non cadiamo nell'odio di questi personaggi come Vauro. Non aspettano altro e lo fanno apposta. Vauro non esiste, è il frutto di un sistema malato. Compatite la povertà d'animo e voliamo alto».
«Questa non è satira, questo è essere un uomo di merda, sei uno schiavo lecca culo della politica che ha rovinato questo paese, vauro portavoce di stronzate VERGOGNATI».

…ecc. Mi fermo qui perché questi commenti sono sufficienti a rendere l'idea di quanto accaduto. Sono solo alcuni delle centinaia pubblicate in calce alla vignetta di Vauro. Sic est!

3 - Le considerazioni

Prima considerazione: non hai capito.
Come già osservato, la vignetta non si rivolge a Casaleggio. Tuttavia, la maggior parte di quanti si sono sentiti "offesi" giustificano il proprio sdegno in riferimento ad un'offesa nei confronti di costui che in realtà non c'è e nemmeno è sottintesa.
Che significa? Significa che "l'analfabetismo di ritorno" è ormai affiancato da un altro fenomeno, definito "analfabetismo funzionale". Il primo è quello nato con l'avvento delle tecnologie utilizzabili attraverso una tastiera: si scrivono velocemente messaggi SMS ma si è quasi del tutto incapaci di farlo con carta e penna. Si stravolgono grammatica e ortografia e si utilizzano anche impropriamente neologismi perlopiù anglofoni di cui realmente non si conosce il vero significato, magari ignorando che nella lingua italiana c'è il termine corretto per esprimere lo stesso concetto.
Il secondo fenomeno è invece conseguenza dell'uso costante dei "social network" (ecco l'anglofono e ne seguiranno purtroppo altri): si è in grado di leggere, ma non si comprende quanto si legge. Ne risultano affetti tre italiani su dieci considerando statisticamente anche coloro che non utilizzano PC, smartphone, tablet e altre diavolerie, ad esempio, gli anziani e quanti non se le possono permettere (e non sono pochi, checché ne pensiamo). Dunque, nella realtà sono molti più che tre su dieci.
Se si è in grado di "leggere" ma non di "comprendere", altrettanto si è in grado di "guardare" ma non di "vedere". Figuriamoci "comprendere" ciò che ci si limita a "guardare".
Quanti abbiano sollevato l'obiezione di cui parliamo, dimostrano di aver "guardato" ma non "osservato" e tantomeno "capito". Sono "analfabeti funzionali" a tutti gli effetti.
Se prendo in considerazione il fatto che buona parte di costoro sono sostenitori di un movimento che costruisce il proprio successo, e soprattutto il consenso, traendolo da un bacino d'utenza che è quasi del tutto composto da individui che "comunicano" esclusivamente attraverso il web, la conclusione è drammatica: se non sai leggere, non sai osservare, non riesci a comprendere ciò che vedi e leggi, sosterrai qualcuno che probabilmente non sai nemmeno chi sia, cosa dica o cosa voglia. Sicuro che siano le stesse cose che vuoi tu? Improbabile.
Ma, come un tale ha fatto educatamente notare nella fila di battibecchi, esiste comunque un'altra possibilità: «Non è obbligatorio commentare, soprattutto se si è superficiali».

Seconda considerazione: cos’è la satira.
Addirittura ho letto tra le tante: «E' ora di finirla con questa satira. Non si può permettere a chiunque di dire tutto ciò che vuole». Parole pronunciate da un sedicente sostenitore del M5S. Imbarazzante. Una frase del genere ha un paio di definizioni possibili: "fascista" e "stupida". Costui sostiene un movimento che nasce formalmente per "ridare voce ai cittadini" (nella realtà al massimo tramite un pulsante "mi piace") e spara una castroneria del genere.
Indubbiamente siamo oltre "l'analfabetismo funzionale". Siamo alla totale mancanza di neuroni atti a svolgere funzioni anche solo leggermente più complesse di quelle proprie del "cibarsi", "bere", "defecare", "orinare", “fare il saluto romano” e "dormire", non necessariamente in quest'ordine.
Ma, «questa non è satira» è affermazione altrettanto indicativa dell'ignoranza diffusa. Qui basterebbe un qualunque vocabolario se non fosse che ormai ci si trova robaccia come "petaloso". Comunque, una buona enciclopedia si può consultare presso qualsiasi biblioteca pubblica e gratuitamente. Cosa sia una "biblioteca" lo svelerò in un'altra puntata.
Nel frattempo, basta fare "un copia e incolla" da un altro luogo virtuale complice anch'esso del divagante analfabetismo, ovvero, Wikipedia, che due volte su tre spara cazzate, ma almeno una dice le cose come stanno: «La satira (dal latino "satura lanx": il vassoio riempito di offerte agli dei) è un genere della letteratura, delle arti e, più in generale, di comunicazione, caratterizzata dall'attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento». Dovrei spiegare a chi sa leggere ma non capire, cosa significhi tutto ciò che sta scritto oltre la prima riga poiché, in genere, "l'analfabeta funzionale" cade più o meno a questo punto.
Ma non ne ho proprio voglia e quindi consiglio di leggere col "ditino a mo' di guida" un termine alla volta, riflettere dieci volte, fare un respiro profondo e passare a termine successivo. Ripetere almeno cento volte e poi assumere aspirina causa probabile forte mal di testa.

Terza considerazione: si fa confusione.
Per inciso: nessuno ha mai scritto o detto (per molti vale il termine "postato", sic!) che la "satira" debba essere "divertente" o che debba "far ridere". La "satira" non è "l'umorismo" e tantomeno la "comicità". Lo scrivo, perché qualcuno ha usato ad esempio «chi inciampa e cade fa ridere».
Però: chi inciampa e cade farà anche ridere, ma starà facendo della "satira" solo se il suo gesto, sebbene comico, punterà il dito contro qualcuno (ad esempio Charlie Chaplin ne "il grande dittatore"). Altrimenti sarà un “comico” che farà della banale "comicità". Ti farà anche ridere, ma non ti spingerà a riflettere su nulla, a parte che è meglio fare attenzione a dove si mettono i piedi quando ci si muove. Del resto, il termine "comico" oggi lo si applica a tutto, indistintamente e impropriamente: Crozza non è un "comico" perché fa "satira" facendo "ridere", è invece fondamentalmente un "satirico" che utilizza "anche" la comicità. Lo stesso Grillo è, o meglio è stato, di tale specie. Invece, una certa parte dei "satirici" si esprime senza l'utilizzo della comicità: compito primario della satira è "far riflettere", non "ridere". Se poi riesci a fare entrambe le cose, molto bene; tuttavia non sarà una caratteristica qualitativa ma una scelta stilistica, una predisposizione o una semplice casualità.
E che un autore disegni spesso o quasi solo vignette satiriche divertenti, non esclude che qualcuna possa nascere da un'impostazione comunicativa differente; questa sarà solo una decisione dell'autore. Non ti piace la vignetta? Non è un suo problema. Aristofane sapeva essere divertente. Orazio a volte sì ed altre meno. Buona parte della satira tra settecento e novecento era spesso tutto meno che "divertente" e se osservate gli autori dell'est europeo la situazione è simile ancora oggi. Ora, quando si tratta un argomento, occorrerebbe perlomeno sapere di cosa si parla. Non pretendo che chiunque possieda una fornita libreria sull'argomento e nemmeno che visiti le numerose mostre che periodicamente si organizzano in Italia e all'estero, ma almeno che si morda la lingua prima di utilizzarla e, nel caso, che si accerti che sia collegata al cervello prima di darle fiato.

Quarta considerazione: l’ipocrisia.
«Non si scherza coi morti». E chi l'ha detto? Non ho mai visto un morto lamentarsi perché qualcuno abbia scherzato su di lui. In realtà, "Morto" è solo uno "stato" definito da un termine che identifica "colui che non è più vivo". Faccio anche osservare che nessun "morto" diventa "santo" se in vita è stato uno “stronzo”, nemmeno se abbiamo provato affetto nei suoi confronti. A meno che non sia una presunzione di origine religiosa. Ed eccolo qui, il condizionamento mentale, classico di un paese che si definisce "laico" ma costituito da una massa di ipocriti che si fanno il segno della croce quando passa la bara e contemporaneamente criticano il contenuto della stessa perché faceva questo o quello.
Sapete che c'è? Che anche ai politici, ai potenti, ai personaggi pubblici capita di morire. Anche se spesso ritengono di essere troppo "qualcosa" e si sentono al sicuro persino dal gelido tocco del tristo mietitore. Beh, la verità è che se c'è qualcuno che se ne "strafotte" delle critiche alla propria ironia è proprio la morte. Ed è anche di un sarcasmo a volte insuperabile. Devo dire che ho anche letto la risposta di qualcuno che se ne rende conto: «non c'è nulla di più dissacrante della satira sulla morte». Già, perché da Cesare ad Andreotti, da Luigi XVI a Grillo e da Stalin a Renzi, nessuno ha mai avuto e mai avrà più potere della morte. E se non vi piace la satira sulla morte, sappiate che nemmeno voi "grillini" riuscirete ad abbattere il suo potere, per quanto sia veloce la vostra ADSL. L'unica cosa intelligente che potete fare è "satira". Che non servirà a eludere la morte, ma almeno vi renderà meno triste la vita e alla morte vi farà pensare più di quanto non si faccia ritenendola lontana e giustificando così le proprie ipocrisie quotidiane. «Giocare con la morte è una delle cose più dissacranti che ci possa essere. Dissacrante non è irrispettoso anzi. Se qualcuno non lo capisce probabilmente è già cerebralmente morto». Questa è una bella risposta tra quante lette.

Quinta considerazione: la morale.
«Che gusto ha il cattivo gusto?» è l'intervento che mi è piaciuto di più. Già, questioni morali a parte, di cui abbiamo già detto, che gusto ha? Tu lo sai, che t'incazzi? Se mangio il formaggio con la nutella sono osceno? Può essere, ma mica ti obbligo a fare lo stesso. Girati dall'altra parte e non rompere i coglioni. Oppure, perché in democrazia è giustamente lecito, dimmi che non ti piace. Ma attenzione che poi m'incazzo io se pretendi di farmi mangiare solo quello che vuoi tu. Se ti metti i leggings leopardati, dovresti ricordarti che i leopardi sono magri. Tuttavia né io né gente corretta ti dirà mai che non li puoi indossare. Questa è "libertà".
Invece pare che per i più di coloro che hanno risposto, e molti si definiscono "cinquestelle", "libertà" sia solo quella che piace a loro. E poi, "loro" chi? Che hanno più sfumature di grigio di qualunque film di pessima qualità? Fate un sondaggio tra voi: «cos'è la libertà?», poi ridiamo.
Insomma, cari figlioli, "libertà" è anche "libertà d'espressione". Va spesso a braccetto con un'altra parolina che è "democrazia". "Democrazia" significa che tutti partecipano, ciascuno decide e la maggioranza ottiene. Non che la maggioranza elimina la minoranza, quello che pensa o rappresenta e tantomeno che le sia impedito di esprimere le proprie opinioni liberamente e pubblicamente. Quello che voi chiamate "democrazia", tra l'altro non lo è affatto. Non è affatto democratico che voi agiate esclusivamente tramite un imbuto tecnologico che esclude quanti non siano attrezzati materialmente o culturalmente per passarvi attraverso. Non è una mia opinione, è un dato di fatto.
Dunque, voi non siete "tutti" come non lo è nessun altro. Voi non rappresentate "tutti" esattamente come non accade ad altri. Voi siete solo "una parte" e non necessariamente la migliore. Sarebbe meglio prendere atto che non tutti i gusti sono alla menta e che non esiste risposta alla domanda «…che gusto ha il cattivo gusto?». Fatevene una ragione.

Sesta considerazione: la tempistica.
«Poteva aspettare un giorno», «...che pescecane, era ancora caldo», ecc.  Una vignetta è un articolo giornalistico a tutti gli effetti. Una notizia del giorno prima non è più “la notizia”. Casaleggio muore esattamente come tutti noi e non può farlo a puntate (come Berlusconi, ad esempio). Pubblicare la vignetta il giorno successivo al fatto, o peggio anche oltre, non ha alcun senso. La vignetta è “un articolo giornalistico” e “il pezzo si fa sulla notizia”. Qualunque polemica inerente alla “velocità” con cui è uscita è semplicemente un complimento all’autore che ha preso al volo la notizia e ci ha costruito sopra una vignetta. Ha fatto solo ed esclusivamente il proprio lavoro di vignettista professionista e se è stato puntuale, lo ha fatto bene. Se al M5S non sta bene che la vignetta sia uscita in un momento politico particolare non se la prenda con Vauro, se la prenda con Casaleggio. Evidentemente, per il bene del movimento, poteva decidere di andarsene in un periodo differente ma se non l’ha fatto, “l’ideologo” avrà avuto i suoi buoni motivi ed io non mi permetto di metterli in discussione. Nemmeno Vauro, immagino...

Settima considerazione: le minacce e gli insulti.
«Se ti incontro ti spacco la faccia». Le "minacce", queste sono davvero "comiche". Intanto, attenzione che essere un "satirico" non esclude la proprietà di possedere requisiti insospettabili. Non essere così sicuro di uscire sano da uno scontro fisico con un "vignettista". Io, ad esempio, sono "grosso" e "divento cattivo" se mi fai incazzare.
Lazzi a parte, chi minacci? L'autore? E quindi ancora non hai capito nulla della satira, tu che ti sei messo sulla bacheca il cartellino «Je suis Charlie». Più colpisci la satira e più la satira cresce. Più attacchi un autore e più ne aumenti la visibilità. Magari lui avrà anche il naso rotto, ma dallo scontro ad uscirne sconfitto sarai sempre e solo tu che "minacci" o ancor peggio, agisci di conseguenza.
Gli insulti non li considero nemmeno. Non smuovono una virgola, ti qualificano per ciò che sei e per il resto, vale quanto sopra.
Pensaci, ma... vabbè, che te lo dico a fare…






Marco Careddu




Questa non è satira
Marco Careddu

2 commenti:

  1. Capiamoci, a me questa vignetta non mi scandalizza per niente come a tutta questa marabonta di gente indegnata sul web, né il tabu della morte come tanti atri si lamentano, firguriamoci se la morte non é uno dei personaggi principali dela satira. La prima cosa che ho fatto a 10 minuti della notizia della morte di mio padre é farne una vignetta umoristica perche la vignetta é il mio linguaggio, il mio sfogo, il mio mestiere. Quello che trovo parzialmente squallido é la politizzazione mirata di Vauro. é uno a cui più che satira interessa ormai fare politica, e secondo me il mestirere dell'umorista grafico e tutta un'altra cosa.

    RispondiElimina