sabato 30 giugno 2012

Napolitano

29 giugno 2012
 Il presidente Napolitano ha compiuto 87 anni .


Auguri presidente !!

Un compleanno funestato dalle ombre di trattative stato mafia dei giorni scorsi

il capo... dello Stato
Marilena Nardi per Il Fatto Quotidiano




mariobochicchio



La vita
Bandanax


Borsellino
Bandanax



Repubblica difende Napolitano
Mario Natangelo

Dei sacri e Istituzioni profane

di Nadia Redoglia
I cittadini di buona volontà tra “Stato” e “mafia” aggiungono automaticamente l’avverbio “contro”. E’ dato di fatto essenziale, è il “contro” nel suo de rerum natura, è premessa indispensabile ai (loro) pensieri, parole, opere e missioni e non sono disposti a rinunciare, piuttosto pagano con la vita…
Si può ben immaginare l’annichilimento di questi nel constatare che tra Stato e mafia ci fu invece “trattativa”, diventata ormai assioma istituzionale. L’individuazione e la condanna dei “chi, cosa, quando, dove, perché” appartiene (noi ci spereremmo) alla Giustizia, ma per gli italiani detentori del “contro”, quell’individuazione passa in subordine: è il “male minore” ché trattasi solo di giudicare (altri) uomini. Assai più feroce e agghiacciante è il doverci chiedere oggi che si debba dunque intendere con i “chi, cosa, quando, dove, perché” riferiti alle “Istituzioni”. La loro sacralità ci viene ricordata (sbattuta in faccia?) soprattutto quando il nostro Paese si ammala e/o si trova in pericolo.
Se è pur vero che il de rerum natura di “Istituzione” nulla ha a che vedere con la natura dei suoi rappresentanti (ma pure garanti!), altrettanto vero è che insistendo per decenni a immettere nel sacro istituzionale, d(D)ei profani millantatori, dissacratori e dissacranti, che potrà mai servirci un mero de rerum natura di una cosa che non esiste più?
21 giugno 2012


    venerdì 29 giugno 2012

    Europei 2012 : Italia - Germania

    Calcio o Bond doppia gara in questa partita Italia Germania, semifinale degli Europei 2012



    Grandi le aspettative:

    Le vignette prepartita

    Riuscirà il cucchiaio che tutti noi italiani sogniamo?... impresa molto dubbia....
     favorita è la Germania per via del fondo schiena di Angela ....
    Piace ai cartoonists disegnare Angela  in porta a parare ....


    SPOON BOND
    Gianfranco Uber
    Mrs. Merkel freezes markets rejecting the Euro Bonds suggested by the Italian Premier mister Monti. Very uncertain the outcome of the next Match
    26 Jun 2012
      "La signora Merkel gela i mercati bocciando di nuovo l'idea degli Euro Bonds .. Per l'incontro di giovedì a Monti non resta che sperare in un cucchiaio."
    by Cartoon Movement
     


    La portiera
    Marilena Nardi



    Paride Puglia



    Pietro Vanessi


    Petar Pismetrovic


    Jan Erik Ander


    Tiziano Riverso


    fabiomagnasciutti


    Italiabuondio VS Italiagermania
    E’ che Pertini mi ricorda (per milioni di motivi) un mio piccolo, grande nonno. E mi piace ricordarlo, confonderli in un abbraccio grafico e de core, appena si presenta l’occasione. Come ora.
    E mi manca Pertini, e mi manca mio nonno Angiolino.
    Mauro Biani


    Con un'Europa piccola e povera, anche gli obiettivi di sviluppo della Germania saranno difficili da...segnare
     (potete votarla su Cartoon Movement: http://www.cartoonmovement.com/cartoon/6851)
    CeciGian


    Grande Italia 2-1
    2 gol di Balotelli
    1 rigore  di Ozil

    Le vignette dopo partita :                                                        


    Viva l'Italia

    Sofia Mamalinga
    there is a God after all! 28 Jun 2012
    http://www.cartoonmovement.com/cartoon/6888



    Eurobond
    cecigian





    Italia-Germania 2-1
    Caro Loew, e adesso chi lo dice alla Merkel?

    Gianni Falcone



    Paride Puglia



    YES WE CAN!
    Manos Symeonakis
    : P CAZZ...ARUOLA!!!! 28 Jun 2012


    MONETE

    Le partite di ieri sembrano finite entrambe con un risultato positivo per l'Italia. Sul campo è inequivocabile il 2 a 1 con cui gli azzurri hanno battuto la Germania. A Bruxelles Monti strappa in extremis un accordo sul raffreddamento degli spread che però fa infuriare la Merkel.
    Gianfranco Uber



    Ah Marrio! Ma li mortè.
     Italien.
    Mauro Biani


    Giannelli http://www.corriere.it

    Il post potrebbe aggiornarsi

    ***********************************************************************
    Nota:
    La sfida vista cogli occhi di un tifoso giornalista:


    28/6/2012 - LA GRANDE SFIDA VISTA DA UN ITALIANO
    Italia-Germania 9-4
    Stasera riprende la partita che non finisce mai. La storia, però, finora l'abbiamo fatta noi
    Italia-Germania è una partita di calcio che per molti di noi dura da tutta la vita, tanto che ha finito per assomigliarle un po’. La mia è cominciata un’estate di 42 anni fa. Sono quel bambino in corridoio, davanti alla porta del salotto, con i piedi nudi per non fare rumore e l’occhio destro schiacciato contro il buco della serratura.
    Sono andato a letto alle dieci come da accordi: la semifinale della Coppa Rimet arriva a mezzanotte in diretta via satellite dal Messico, ma domani a scuola c’è un esame, per cui è scattato l’emendamento Cenerentola. A cena papà mi è sembrato nervoso, come se non fosse solo una partita. Io non so nulla dei tedeschi, mentre conosco a memoria la formazione dell’Italia, riserve comprese. Anzi, soprattutto le riserve, dato che il mio Poletti, terzino del Toro, per una evidente congiura è stato confinato in panchina. A una certa ora papà è passato in stanza a controllare: dormivo come un pascià.
    Naturalmente facevo finta. Sono bravissimo a simulare sospiri profondi che insaporisco con gorgoglii da orsacchiotto. Appena lui ha acceso il televisore del salotto, chiudendosi la porta alle spalle per non svegliarmi, sono sgattaiolato in postazione e ora eccomi qua, con l’occhio destro nel buco della serratura. Sono agitato e felice come ogni peccatore. Attraverso la toppa intravedo papà in poltrona con gli amici, ma si alzano quasi subito per abbracciarsi: ha segnato Boninsegna. Io resto impassibile e penso a Poletti, in panchina a non fare niente. Almeno sta più comodo di me. La partita è una noia, il telecronista Martellini ha la voce di un ghiacciolo alla menta e a metà del primo tempo mi addormento contro lo stipite. Quando mi sveglio, si addormentano le gambe: prima una e poi l’altra. Uno strazio. A distrarmi sono un paio di scatti di Mazzola, indovinati nel televisore in bianco e nero, e le mie fughe in camera ogni volta che papà o i suoi amici escono dal salotto per andare in bagno. Finché calcolo male i tempi e papà mi sorprende in mezzo al guado con addosso la canottiera di Paperoga. «Che ci fai sveglio a quest’ora?». «Ho avuto gli incubi». Uno si materializza subito: è Schnellinger, una specie di Poletti tedesco, che pareggia in scivolata all’ultimo minuto.
    Papà è così sconvolto dai tempi supplementari che si dimentica di me. Mi siedo sulla punta del divano e sbatto gli occhi furiosamente: è entrato Poletti! Mentre fantastico sul suo gol in rovesciata che ci renderà entrambi immortali, il mio eroe scambia la palla per una saponetta e la fa scivolare verso il centravanti tedesco Gerd Muller, il quale ringrazia e starnutisce con i piedi il golletto del 2 a 1. Il mio primo pensiero è: domani non esco di casa, altrimenti gli juventini mi sbranano. Ma il secondo è per papà: è diventato bianco, lui che non si emoziona mai. Non so perché i tedeschi lo agitino tanto. Lo zio mi ha raccontato che da ragazzo papà ha fatto il partigiano, ma non ho capito bene cosa voglia dire. So solo che, quando d’estate andiamo dai parenti in Romagna, se all’ombrellone o al tavolo accanto c’è un gruppo di «crucchi» lui smette immediatamente di parlare. E quando quelli cominciano a ridere o a cantare in coro è come se una nuvola di ricordi gli attraversasse lo sguardo. Allora mi prende per mano e dice: andiamo via. Stanotte i tedeschi sono soltanto nel televisore, eppure papà mi prende per mano lo stesso e dice: vai a letto. Ma la storia non è d’accordo e accelera all’improvviso. Omini scuri danzano sullo schermo lattiginoso. Fantasmi memorabili. Pareggia Burgnich, un terzino che non aveva mai tirato in porta in vita sua. Poi Gigi Riva ci riporta in vantaggio, «gonfiando la rete come se l’avesse investita uno squalo», leggerò anni dopo nella prosa immaginifica di Gianni Brera, che ricopiavo tre volte al giorno sul mio quaderno di liceale nella speranza folle di imparare a scrivere come lui.
    Al gol dello squalo, papà e i suoi amici lasciano in poltrona l’aplomb sabaudo e si mettono a cangureggiare per il salotto. La memoria mi restituisce l’immagine di uno di loro che si aggrappa alle tende come Tarzan. Mi siedo per terra davanti al televisore e quando la Germania batte un calcio d’angolo appoggio le mani sulla porta degli azzurri per proteggerla. Forse imparo quella notte a illudermi che per modificare la realtà sia sufficiente nasconderla a se stessi. Incurante della mia mano, il pallone precipita lentamente in rete, mentre un omino piazzato dietro il mio mignolo si scansa di lato per lasciarlo passare. Gianni Rivera. Il mignolo gli avrà coperto la visuale? Mi sento in colpa. Per lui, per Poletti, per papà che tira un cazzotto contro il tavolino di marmo. Ma nessuno - credo nemmeno lui - pensa che possa finire così. E infatti non finisce, non finisce mai. Neanche quando Rivera, al quale la dea Atena ha restituito la lancia (sempre Brera, naturalmente), vibra un colpo chirurgico contro la porta di Maier e si inginocchia sull’erba come noi sul tappeto persiano. Papà mi guarda con occhi sconosciuti, febbrili. «Andiamo a festeggiare?». La sua domanda è coperta dai clacson di una città intera.
    Italia-Germania 4 a 3. Ma non finisce, non finisce mai. A che minuto siamo? Dodici anni dopo, stesso salotto, e domattina ho un altro esame da dare: diritto pubblico comparato. Per ripassare mi sono perso il concerto dei Rolling Stones, che è andato in scena nello stadio davanti a casa. L’ho origliato malamente, cercando di riconoscere «Satisfaction» in mezzo al frastuono. Il concerto è finito alle 7 e mezza, ma quando alle 8 meno un minuto mi affaccio alla finestra durante gli inni nazionali, per strada non c’è già più un’anima: solo una 126 ritardataria che sfreccia nel nulla verso un televisore. La sensazione, stasera, è che la vittoria sia inesorabile. Abbiamo battuto le imbattibili Argentina e Brasile, nessun panzer può fermarci. Neppure il rigore sbagliato da Cabrini, per il quale, si saprà dopo, il presidente Pertini in tribuna ha invocato senza sorridere la fucilazione sul posto. Il gol di Paolorrossi è una conferma, l’urlo di Tardelli una pallida replica di quelli lanciati da ogni balcone del mio condominio. Gli anni di piombo stanno finendo davvero. Essere felici per una vittoria sportiva non è più una colpa né un’ammissione di debolezza.
    Ma non finisce, non finisce mai. Si aggiorna solo il tabellino. Dopo il 3 a 1 del Bernabeu, l’Italia è in vantaggio 7 a 4. A che minuto siamo? Quell’estate in vacanza, all’insaputa di papà, corteggio una tedesca con un viso dolce incastrato su spalle da mediano. Sa di cioccolato corretto al rum. A un certo punto mi intima: «Now we make love», come se l’amore fosse una pratica da sbrigare o uno spread da limare. Per il resto è molto romantica. Però non sa niente del 4 a 3. Dice che in Germania non ricordano le sconfitte. «Mica siamo piagnoni come voi». Piagnoni, cara? «Now we make» altri due gol.
    Certo, bisogna aspettare un po’, giusto quei ventiquattro anni che pure sembrano viaggiare molto più in fretta dei dodici intercorsi fra la prima e la seconda sfida. Il bambino con l’occhio nella serratura adesso lavora nei giornali e dalla sua scrivania osserva gli inevitabili supplementari. Quando Grosso attraversa il campo scuotendo la testa dopo aver segnato il gol della vita, penso a come sarebbe contento papà e mi viene da piangere, ma il raddoppio sontuoso di Del Piero e soprattutto la voce invasata e irresistibile di Caressa che in tv urla «Andiamo a Berlino a prenderci la coppa!» strozzano il magone in un abbraccio caldissimo. Italia-Germania 9 a 4, ma non è finita, non finisce mai.
    A che minuto siamo, stasera?
    Massimo Gramellini



     FORZA AZZURRI!!!!

    mercoledì 27 giugno 2012

    Le opinioni di Grillo: dal Mossad all'Iran


    PORTOS / Franco Portinari

    intervista di GRILLO A UN QUOTIDIANO ISRAELIANo
    Grillo e la politica estera, dal Mossad all'Iran
    «Mia moglie è iraniana, lì la donna è al centro della famiglia Bin Laden non era tradotto bene, me lo ha detto mio suocero»

    Dal nostro corrispondente FRANCESCO BATTISTINI

    GERUSALEMME - I massacri in Siria? «Ci sono cose che non possiamo capire. Non sappiamo se sia una vera guerra civile o si tratti d'agenti infiltrati nel Paese». L'Iran di Ahmadinejad? «Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d'ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos'è più barbaro?». E i diritti delle donne? «Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo».

    IN IRAN L'ECONOMIA VA BENE - Nemmeno un po' preoccupato da quel regime? «Quelli che scappano, sono oppositori. Ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all'estero. L'economia lì va bene, le persone lavorano. È come il Sudamerica: prima si stava molto peggio. Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Ma Ahmadinejad vuole cancellare Israele dalle mappe... «Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m'ha spiegato che le traduzioni non erano esatte...». Perché, nessun dubbio, c'è una lobby ebraica che controlla il sapere: «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c'è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l'ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa».

    MEDIO-ORIENTE - Beppe Grillo e la politica estera. In un'intervista di un'ora e mezza al più diffuso quotidiano israeliano, Yedioth Ahronot, il leader anti-casta s'avventura su un terreno per lui insolito come il Medio Oriente. Facendo capire soprattutto una cosa: nel Movimento 5 Stelle, quella di David non è la più splendente. Mentre l'Iran... «Se un giorno Grillo farà parte del governo italiano - scrive il corrispondente Menachem Gantz -, il suocero avrà un ruolo fondamentale nella politica estera». Il giornalista è severo col comico: «È confuso, prigioniero di pregiudizi: le sue idee su Israele si possono capire dai suoi show e dal suo blog». Il riferimento è ad alcuni post, dove gli israeliani sono qua e là paragonati ad Attila («dopo di noi non cresceranno più palestinesi») o a una «dittatura militare» pronta a scatenare una terza guerra mondiale, mentre più teneri sembrano altri giudizi: «L'Islam non è una religione fondamentalista. E qualunque Stato, quando gli ammazzano gli scienziati nucleari o lo attaccano coi virus informatici, si sente sotto attacco». Grillo rivela d'essere stato invitato dall'ambasciatore americano a Roma, nel 2008. Dice che Israele è dietro molte decisioni Usa. Che «noi italiani siamo sotto occupazione dell'America, colpevole di parte della crisi economica europea». Che in ogni caso «parlare d'Israele è un tabù, come parlare dell'euro: appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista».

    MATRIMONI GAY? FORSE - Il panorama dalla casa ligure è fantastico, nota il giornalista, e la lunga chiacchierata lascia spazio ad altri temi. Grillo spiega d'aver avviato «una rivoluzione culturale, non politica»; che da sette anni il suo blog è opera del fidato Gianroberto Casaleggio, «io parlo, lui scrive»; dà una mezza risposta sui matrimoni gay (favorevole? «Forse»); compara il M5S a Occupy Wall Street, ai Pirati tedeschi e agli Indignados spagnoli, «anche se noi non ci siamo scontrati con la polizia»; prima dribbla la domanda sull'uscita dall'euro («studieremo l'argomento»), poi confida di sentirsi europeo, ma «come gli inglesi, senza stare per forza nella moneta unica»; attacca Monti, «sta facendo il lavoro sporco, ma sulla casa e con la riforma del lavoro sta colpendo duro»; promette che non farà mai il premier o il segretario politico, «non ne ho la statura». E mentre sul web risponde al Corriere , che ieri criticava la lentezza del neosindaco di Parma («Pizzarotti s'è preso il suo tempo. Non ha nominato cani e porci. Altrimenti ci avrebbe messo un attimo»), qui riconosce: «La verità è che non abbiamo esperienza di governo. Entrare in Parlamento sarà un'altra faccenda. Anch'io non capisco del tutto il movimento. Forse, che cos'è, lo capiremo tra 15 anni». Alla fine, il giornalista è spazientito: ma perché, sbotta, mi dai risposte così vaghe? «Non ho gli elementi per decidere. È la gente che deve pronunciarsi, coi referendum sulla rete». Giudizio finale dell'osservatore straniero: «Grillo è un buon attore che sa che cosa vuole il suo pubblico. Ma non sa dire che cosa vuole».

    25 giugno 2012 (modifica il 26 giugno 2012)

    Artefacto Nro 52


    Holas!!!


    Casi al borde, con mucho esfuerzo y casi sin ganas, ahí va el Artefacto 52, con harto material para que lo disfruten y lo hagan circular!
    Gracias por la fidelidad!


    Omar Zevallos


    Qui il link dove poter scaricare gratuitamente la rivista: http://artefacto.deartistas.com/artefacto-nro-52/


    Artefacto 52 ricorda un altro grande cartoonist che se ne è andato da poco:

    Carlos LOISEAU (CALOI) 1948-2012
    Nasce a Salta (Argentina) il 9 novembre 1948. Disegnatore e illustratore, le sue collaborazioni professionali risalgono al 1966, quando realizza il fumetto Artista flor ejecutivo per la rivista Tía Vicenta.
    Apprezzato per i suoi lavori, viene chiamato a collaborare con varie testate (Adán, Panorama, Atlántida, La Hipotenusa e Tío Landrú). Nel 1968 inizia a lavorare come illustratore per il supplemento domenicale del quotidiano Clarín alternando lavori pubblicitari e la realizzazione del volume "Libro largo de Caloi".
    Tra il 1968 e il 1971 collabora inoltre con la rivista Análisis.
    Successivi sono i libri antologici "Humor Libre" e "Caloidoscopio", mentre nel 1973 crea il popolare personaggio Clemente per il Clarín e nel 1974 realizza la serie a fumetti di Bartolo.
    Muore in Argentina l'8 maggio 2012.
    (fonte)


    La mucca nuvola

    Trappola per angeli.

    e il famosissimo Clemente immortalato anche nei francobolli






    Il sito di Caloi
    ***

    PS:
    Una delle ultime opere di Omar




    Al Calicomix Boliviano... Menzione d'onore per Omar!!

    lunedì 25 giugno 2012

    Calcio Europei 2012 : Italia - Inghilterra

    Italia Inghilterra 4-2


    Gianluigi Buffon
    Petar Pismetrovic

    25 giu - Dopo oltre centoventi minuti di emozioni l'Italia va in semifinale. Gli Azzurri hanno battuto l'Inghilterra ai calci di rigore dopo una gara giocata ad una porta in cui non sono riusciti a sfruttare le tantissime occasioni create. Il rigore di Diamanti ci porta in semifinale e giovedi' sera a Varsavia l'Italia cerchera' di scrivere un'altra pagina di storia del nostro calcio.




    Gemellaggi
     (sottotitolo Dio salvi la regina)
    Mauro Biani


    Rocco Grieco /Kharmad



    Nico Pillinini



    La Partenza:




    Paride Puglia

    Italia - Irlanda
    CeciGian




    Gli Interpreti:



    Max Palazzo Inserto satirico




    Mario
    Makkox


    Pierfrancesco Uva


    I commenti:








    VUKIC - vukicblog


     Giannelli Corriere della sera



    Gianni Fioretti



    PORTOS / Franco Portinari



    PORTOS / Franco Portinari



    Le polemiche





    VUKIC - vukicblog




    PORTOS / Franco Portinari


    Gianni Falcone http://www.gianfalco.it/


    Chissenefrega (Massimo Gramellini)







    Paride Puglia



    fabiomagnasciutti

    domenica 24 giugno 2012

    L'Incertosa di Parma

    Travaglio intervista Grillo
    (l'intervista in fondo al Post)
    PORTOS / Franco Portinari

    Grasso spiega le stelle cadenti di Parma:

    L'incertosa di Parma.


     Pizzarotti ha inventato la politica a km zero, la politica che non si muove. A un mese dal trionfo elettorale, Federico Pizzarotti, il sindaco copertina del Movimento 5 Stelle, il primo grillino a capo di una città capoluogo, non è ancora riuscito a completare la sua giunta. Se la prende con calma, molta calma, come se i problemi di quella città fossero un prosciutto da affettare con voluttuoso abbandono.

    Non si capisce infatti se la nuova giunta della città ducale si ispiri volutamente a una filosofia della lentezza - la slow politics, la Decrescita Felice - o mascheri solo nell'incertezza l'incapacità di chiudere la partita. Insomma, Pizzarotti e i 5 Stelle sono dei boy scout incompetenti, come li ha definiti il leghista Maroni, o i nipotini di Maria Luigia e di un nuovo Ducato di Parma?


    Tutto è cominciato con il caso Tavolazzi, chiamato in un primo tempo alla carica di direttore generale del Comune. Ma Valentino Tavolazzi non piaceva a Grillo. E sono scoppiate le polemiche: Pizzarotti è un burattino nelle mani di Grillo, Grillo è un burattino nelle mani di Gianroberto Casaleggio, il guru che sta dietro il Movimento, il conte Mosca dei grillini.
    Intanto il buco di circa 600 milioni lasciato dall'amministrazione precedente aspetta. L'assessore designato per il Welfare, Fabio Fabbro, esponente del volontariato, ha per ora declinato l'offerta. Parma prende tempo, non ha fretta, c'è sempre un piatto di caplèt che aspetta.

    Poi l'ultima grana: l'assessore all'Urbanistica Roberto Bruni è stato costretto a dimettersi a nemmeno 24 ore dalla nomina. Aveva alle spalle un fallimento con strascichi sul territorio: una macchia non tollerabile per chi ha sempre fatto dell'intransigenza le chiavi del successo.


    I curriculum non bastano per governare una città, il cui clima sembra ora fondarsi sull'incertezza. Succede quando, nell'attesa del Messia («Cercasi Gesù» è un film di Comencini interpretato da Grillo), ci si accorge che anche il Messia genovese è lì, da una vita, che attende se stesso.

    Aldo Grasso 24 giugno 2012







    PORTOS / Franco Portinari



    Nota :


    INTERVISTA DI TRAVAGLIO A GRILLO

    "Ora mi tocca diventare moderato, sennò questi partiti spariscono troppo rapidamente. Sono anni che dico che sono morti, ma insomma, fate con calma, non esagerate a prendermi alla lettera…”.

    Beppe Grillo se la ride mentre strimpella la sua pianola canticchiando su una base vagamente jazz, nel salotto della sua villa bianca con vista sul mare di Sant’Ilario (Genova). Accanto c’è quella rossa dove viveva Bartolomeo Pagano, l’attore che interpretava Maciste nei kolossal degli anni ’10 e ’20, ora abitata dai suoi eredi. Ma “Grillo contro Maciste” è un film che rischia di uscire presto dalle sale: l’ultimo sondaggio di La7 dà i Cinquestelle al 20 per cento, seconda davanti al Pdl, a 5 punti dal Pd.

    “Se ne stanno andando troppo in fretta. Io faccio di tutto per rallentare, mi invento anche qualche *** per dargli un po’ di ossigeno, ma non c’è niente da fare, non si riesce a stargli dietro. Devo darmi una calmata nell’attaccare i partiti, anzi devo convincere la gente a fare politica, a impegnarsi, a partecipare. È una fase nuova, dobbiamo cambiare un po’ tutti, anch’io. La liquefazione del sistema è talmente veloce che domani rischiamo di svegliarci e non trovarli più. E poi come si fa? Non siamo pronti a riempire un vuoto così grande”. In casa, alla spicciolata per il pranzo, arriva l’intero Comitato Centrale del terribile M5S: il fratello maggiore Andrea, pensionato, la moglie Parvin e i figli più piccoli Rocco, 18 anni, e Ciro, 11. Andrea ha già letto tutti i giornali e fa la rassegna stampa al volo. Parvin dice che Renzo Piano telefona in continuazione per sapere come sta Beppe, ha paura per lui dal primo V-Day. Rocco non sopporta che il padre venga riconosciuto per strada, lo vorrebbe sempre col casco della moto in testa. Per Ciro invece, che si allena in giardino col pallone contro le finestre, un po’ di popolarità non guasta. “Ma cosa scrivi, facciamo due chiacchiere e basta. Per le interviste è presto, lasciami godere ancora qualche giorno lo spettacolo. Poi penseremo al Parlamento, che lì le rogne cominciano per davvero”.

    Come te lo immagini, il prossimo Parlamento?
    Me lo sogno pieno di rappresentanti di tante liste civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti. I nostri di Cinquestelle, i No-Tav, quelli dell’acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri referendari. Mi sa che, almeno per ‘sto giro, qualche avanzo travestito dei vecchi partiti ce lo ciucciamo ancora. Vediamo se ce la fanno a mettersi tutti insieme, in ammucchiata, quelli che adesso tengono su Monti: allora noi ce ne staremo soli all’opposizione. Magari ci troviamo il povero Di Pietro, mi sa che stavolta non lo vuole nessuno”.

    I partiti preparano liste civiche-civetta per sfruttare l’onda.
    Poveretti, si illudono di copiarci: mettiamo un Saviano qui, un Passera lì, un Montezemolo là. Partono dall’alto, non capiscono che noi abbiamo fatto l’esatto contrario. Siamo partiti dal basso e da lontano. Io ho cominciato vent’anni fa girando il mondo, visitando laboratori, intervistando ingegneri, economisti, ricercatori, premi Nobel. Ho rubato conoscenze ai grandi. Mi sono informato, mi son fatto un *** così, anche se molti mi prendono per un cialtrone improvvisatore. E ora questi pensano di metter su movimenti in quattro e quattr’otto: ma lo sanno che fra otto mesi devono presentare le liste? Fanno tenerezza, quasi quasi faccio il tifo per loro. Ma non ce la fanno.

    Il rischio è che fra qualche mese scavalchiate pure il Pd.
    Non mi ci far pensare. Cinquestelle primo partito, col premio di maggioranza della porcata Calderoli che non riescono a cancellare, 300 deputati…

    E Napolitano che ti chiama per formare il nuovo governo.
    Eh no eh, io mica mi candido.

    Ma il premier può benissimo non essere un parlamentare.
    Allora ci vado solo per vedere la faccia che fa Napolitano quando gli dico: ‘Presidente, stavolta l’ha sentito il boom?’.

    Poi però vi tocca governare.
    A me no, figurati, non ci casco. L’ho detto e lo ripeto, io nel palazzo non ci entro: non mi lascio ingabbiare. Preferisco restare un battitore libero, un franco tiratore. Ma troveremo persone competenti e oneste per fare il premier e i ministri. Con i nostri candidati abbiamo già saltato due generazioni, vista l’età media che hanno i partiti. Ma per le politiche vorrei scendere ancora: l’ideale è sotto i 30 anni. Sopra, la gente ha già il Dna corrotto dall’organizzazione-partito. E poi ci inventiamo un meccanismo di democrazia partecipativa per far governare i cittadini.

    Ci vorrà anche un programma.
    Fosse dipeso da me, ci saremmo fermati ai comuni e alle regioni, il movimento è nato dimensionato sulle realtà locali. Il Parlamento è fatto su misura dei partiti. Ma ora come fai a deludere le aspettative di tanta gente? Ci costringono a presentarci alle politiche.

    Ma il programma?
    Intanto ne abbiamo uno che non è niente male. Poi, ovvio, per le politiche dovremo cambiarlo, rimpolparlo, ampliarlo, dopo averlo discusso in rete. Cambieremo anche il blog, che ha i suoi anni: 2-300 mila contatti unici al giorno e, per accessi ai vari social network, mi dicono che siamo secondi solo a Obama. E siamo in Italia, con un quarto della popolazione americana e la connessione a singhiozzo.

    Il problema della democrazia interna al movimento, che già fa discutere, quando entrerete in Parlamento con decine di parlamentari esploderà. Non è il caso di prepararsi per tempo con una qualche forma di struttura elettiva interna?
    Non voglio sentir parlare di strutture. Siamo un movimento orizzontale, se ti sviluppi in verticale diventi un partito. Poi lo so anch’io che ci sono i dissidi, le divisioni, un Meetup contro l’altro. I gruppi storici, i mitici, i preistorici… come i New Trolls.

    In quel caso, con due o tre Meetup che rivendicano il marchio per fare la lista, come vi regolate?
    È capitato a Torino e a Genova. Prima ho provato a fare da paciere, fatica sprecata. Allora ho scelto i primi che mi han portato la lista con tutti i crismi. Adesso vanno abbastanza d’accordo.

    Ma dovrete scegliere i candidati, che poi saranno inevitabilmente nominati con questa legge elettorale. Il gruppo parlamentare dovrà avere un coordinamento, altrimenti su ogni votazione ciascuno va per conto suo. E, senza una politica delle alleanze, rischiate l’irrilevanza.
    Calma, una cosa alla volta. Le alleanze certo, se necessario le faremo, ma solo sulle cose da fare, e in forme trasparenti, senza giochini sottobanco.

    I candidati come li sceglierete?
    Abbiamo otto mesi per decidere. Su 200 mila iscritti al movimento – esclusi ovviamente i sindaci, i consiglieri comunali e regionali che non potranno correre perché devono completare il loro mandato – troveremo i nomi giusti. Ma li sceglieremo in rete, e così le procedure per sceglierli. Certo non mi metto a selezionarli io.

    Finora come vi siete regolati?
    Semplice. Il Meetup locale indica i candidati, mi manda i documenti di residenza e la fedina penale e, se è tutto in regola, se nessuno ha avuto più di un mandato elettivo con altri partiti, può usare il simbolo di Cinquestelle sulla lista. Ora è chiaro che, per le elezioni nazionali, dovremo cambiare. Ma il principio resta valido: niente condannati, niente riciclati, competenza e professionalità, scelta dal basso. Se qualche cialtrone si infiltra, la rete lo smaschera subito. Parliamo di buonsenso e onestà, mica di chissà quale rivoluzione.

    Così anche per eventuali ministri?
    No, i ministri devono essere esperti nelle loro materie. Ci vuole una selezione molto più stringente: vedremo.

    Le “materie” e le “cose da fare” sono tutt’altro che scontate. Chi decide come si vota sull’euro, sulla politica estera, sulla cittadinanza, sull’immigrazione, sulla bioetica e le altre grandi questioni di principio?
    Appunto: questioni troppo grandi perché possa decidere un partito, o un non-leader. Faremo referendum popolari propositivi. In Svizzera fanno così da 200 anni. Lo so, è difficile. Ma è difficile anche continuare così.

    Per far questo bisogna cambiare la Costituzione.
    E la cambieremo, se gli italiani vorranno. Non per dare l’impunità alle alte cariche o altre menate tipo la devolution o il premierato. Ma per far decidere ai cittadini. Stiamo per lanciare una nuova manifestazione, un “Costituzione Day”, con alcune proposte. Primo, ancorare la nuova legge elettorale alla Costituzione: non è possibile che ogni maggioranza si faccia la legge elettorale su misura. Modello libanese corretto alla turca… Secondo, ampliare le forme di democrazia diretta: referendum propositivo senza quorum e obbligo per il Parlamento di discutere le leggi di iniziativa popolare. E magari ci mettiamo anche la class action e i bilanci partecipativi. Così ci portiamo avanti col lavoro, per quando ci tocca governare”.

    Referendum anche per uscire dall’Europa?
    Ma qui c’è una grande mistificazione. Io mica ho detto questo: me l’han fatto dire per spaventare la gente. Intanto uscire dall’euro non significa uscire dall’Europa: ci sono fior di paesi che stanno in Europa e non hanno l’euro.

    Sì, ma – obietta il fratello Andrea, leader dell’“ala prudente” del Comitato Centrale di casa Grillo – chi ha l’euro non può abbandonarlo senza uscire pure dalla Ue.
    E allora ci mettiamo a tavolino con gli altri e facciamo i conti dei pro e dei contro, dei costi e dei benefici dell’euro. Poi decidiamo. Mica lo dico io che il sistema dell’euro così non va: lo dice Krugman, premio Nobel, non comico. E ‘sti due Parlamenti europei, uno a Strasburgo e uno a Bruxelles, che *** fanno? E del trattato di Lisbona, che ci ha sottratto sovranità, chi sa qualcosa? Non ho soluzioni in tasca bell’e pronte, ma voglio che i cittadini ne discutano.

    Porte aperte a gente di destra e di sinistra?
    Etichette preistoriche. Dobbiamo ricostruire un’identità, una comunità, locale e nazionale. Se lo Stato diventano i cittadini, non più i partiti, anche ‘nazionalizzare’ diventa una bella parola: le reti autostradali e telefoniche, le frequenze radio e tv, sono roba di tutti, quindi i gruppi privati che se ne sono impossessati le dovranno restituire ai cittadini. E settori vitali come energia e acqua devono essere pubblici. Nessuno deve rimanere indietro. In Italia ci sono un milione di volontari: io ne vorrei 60 milioni, di volontari. Il mio dentista, per qualche ora alla settimana, dovrà operare gratis chi ha bisogno.

    Chiunque governi, non ha mai un euro in cassa. Voi che fareste?
    Si studia quel che serve e quel che non serve. Il Tav Torino-Lione non serve, via: si risparmiano 20 miliardi. I cacciabombardieri non servono, via: si risparmiano 15 miliardi. Le province non servono, via: altri miliardi risparmiati. Le pensioni non devono superare i 3 mila euro netti al mese, tanto se guadagnavi milioni qualcosa da parte avrai messo, no? Altro che ‘spending review’.

    Torniamo alla democrazia interna al movimento. È normale che il marchio sia nelle mani di Grillo e Casaleggio?
    Ahah, Casaleggio viene dipinto come una figura luciferina, misteriosa, oscura. Sarà, ma sono anni che lo rivoltano come un calzino e non gli han trovato un belino di niente fuori posto. Mai visto una vita più normale, ripetitiva e noiosa della sua. Va in ufficio la mattina, lavora tutto il giorno, la sera torna a casa dalla moglie e dal bambino. Un persuasore talmente occulto che non riesce nemmeno a convincere la moglie a seguirlo nella casa di campagna a Quincinetto, sopra Ivrea. Ogni tanto mi chiama dall’orto e mi chiede di andare a fargli compagnia. Ecco, la centrale operativa della Spektre è a Quincinetto.

    Ma nel movimento in Emilia ancora brucia l’espulsione di Tavolazzi.
    Non voglio parlar male di Tavolazzi, lo conosco da una vita, l’ho sostenuto quando presentò la sua lista a Ferrara e al Cinquestelle manco ci pensavo. È onesto e competente. Ma fa politica da troppi anni, ha la testa a forma di partito: faceva riunioni, parlava ai nostri ragazzi di votazioni, organismi interni, cariche, strutture verticali. Noi non siamo così. Non essendo iscritto, non c’è stato bisogno di espellerlo. Ma ci portava lontano dai nostri obiettivi e divideva il movimento. Semplicemente non gli abbiamo più dato il simbolo.

    Sta di fatto che Pizzarotti voleva farlo assessore e ha rinunciato.
    Tu puoi non credermi, ma da quando è stato eletto Pizzarotti non l’ho più visto né sentito. Nemmeno al telefono. Qui non mi telefona mai nessuno, a parte Casaleggio che chiama sette volte al giorno per il blog. Ma è giusto che sia così: se non chiamano, vuol dire che se la cavano da soli. Se poi han bisogno, siamo qui coi nostri consulenti. Molti hanno il complesso di Grillo alla rovescia: vogliono dimostrare di essere totalmente autonomi. Uno dei nostri candidati, sul palco in una piazza di non so più dove, appena l’ho presentato e invitato la gente a votarlo, ha detto: ‘Guardate che io con Grillo non ho nulla a che fare, se mi gira lo mando pure affanculo!’. Il nostro sindaco di Mira s’è subito ridotto lo stipendio, ma mica gliel’ho detto io. Ha fatto tutto lui.

    Pizzarotti non ha cominciato benissimo. Prima l’intervista a “Chi”, poi quell’idea di mandare i rifiuti a bruciare in Olanda perché tanto, se i bambini olandesi si beccano il cancro, “non sono io che governo l’Olanda”. E la giunta non c’è ancora.
    “Ma dai, dobbiamo concedere qualcosa all’inesperienza di questi ragazzi. Parlo dell’intervista e alla giunta, che comunque adesso arriva: se è del livello dei consulenti che ha scelto il Pizza, da Pallante alla Napoleoni e Ganapini, sarà ottima. Quanto ai rifiuti, meglio mandarli – in attesa di arrivare al traguardo massimo della differenziata e al ciclo completo di smaltimento – in paesi ecologicamente avanzati come la Germania, dove si brucia la minima parte, il resto viene separato, riciclato, o diventa compost o va in discarica.

    Se le penali sono troppo alte, l’inceneritore di Parma si fa lo stesso?
    Non scherziamo. Le penali, se obbligatorie, si troverà il modo di pagarle. Ma l’elezione di Pizzarotti è stata anche un referendum contro l’inceneritore. Che non è nemmeno un impegno preso dal Comune di Parma sotto l’ultimo sindaco. È una truffa col “project financing”, che vede al centro una società privata finanziata dalle banche a loro volta garantite dal Cip6 sulla bolletta energetica. Queste ‘multiutility’ sono il cancro dei comuni, hanno buchi stratosferici, sono fallite, campano solo sulla garanzia di un tot di rifiuti da bruciare. Nessuno in Europa progetta nuovi inceneritori: entro il 2020 saranno proibiti. Ma possibile che a San Francisco e in tutta la California queste cose sono normali e da noi sembrano follie? Conosco fior di ingegneri che vetrificano i tossico-nocivi senza emissioni, costretti a vendere i brevetti all’estero perché qui i petrolieri non vogliono.

    Vedi mai i dibattiti politici in tv?
    Una goduria pazzesca. La miglior prova della bancarotta mentale dei partiti: la prendono alla larga, partono dai massimi sistemi, non vorrebbero parlare di noi, poi girano e rigirano nel labirinto e alla fine si ritrovano tutti al punto di partenza, con una grande foto dell’orco: ‘Aaaarghhhh Grillo!’. Finiscono sempre per parlare di me, non ci dormono la notte, è più forte di loro.

    Quando ancora pensavi di costringerli ad autoriformarsi, alcuni politici li hai incontrati.
    Qui no, in casa mia è entrato solo Di Pietro, una volta. Gli ho fatto vedere un dvd, che avevo solo io, di una sua lezione di procedura penale al Cepu. Se l’è messo in tasca e se l’è portato via.

    Napolitano mai incontrato?
    No. Pertini sì, mi invitava il 1° giugno nei giardini del Quirinale. Parlavamo in genovese. ‘Cumme scia stà, presidente?’. E lui: ‘A bagasce’…

    Non portasti a Napolitano le firme alle tre leggi popolari?
    No, a Franco Marini, allora presidente del Senato. Mi disse che suo figlio è ingegnere elettronico, dunque va in rete. Lui no, mica è ingegnere elettronico.

    Poi tornasti in Senato da Schifani?
    No, mi ha cercato lui. Lo incalzavo sulle tre leggi popolari imboscate al Senato, allora un giorno che eravamo entrambi in Emilia mi ha fatto cercare. Prima da un poliziotto, poi dal questore, infine dal prefetto. Voleva un incontro privato. E io: ‘Vengo con la webcam, così le persone che hanno firmato vedono l’incontro in streaming’. Ma quelli, alle parole ‘webcam’ e ‘streaming’, si spaventavano e correvano a riferire ai superiori. Non se n’è fatto nulla.

    E Prodi?
    Gli ho portato il programma delle primarie online. Prima ha chiuso gli occhi per concentrarsi, poi s’è appisolato.

    Ora però i politici han cominciato a parlar bene di te.
    E questo mi preoccupa molto. Ci copiano. Dicono tutti: fuori i condannati dal Parlamento, massimo due legislature, cambiare la legge elettorale: erano le tre leggi popolari del primo V-Day, quando ci davano dei fascisti qualunquisti anti-politici. Perché non le hanno discusse e approvate? Adesso è tardi.

    Bersani dice che vuol dialogare.
    Sì, dopo aver detto che parlo come i mafiosi e che ho fatto l’accordo col Pdl a Parma. Crede ancora che gli elettori siano proprietà privata dei partiti.

    Anche Vendola parla di dialogo.
    Beh, prima ha detto che io grugnisco: in che lingua dialoghiamo?

    Berlusconi ti sta studiando.
    Povero nano, si sta guardando tutti i miei discorsi. Ma te la immagini la scena? ‘Via, basta, tutti fuori, niente più *** o Ghedini, via tutti gli avvocati e le bagasce, voglio vedere solo Grilloooo!’. Fa quasi pena. Prima, di me, non parlava mai. E io lo chiamavo psiconano e testa d’asfalto. Poi mi sono stufato. Ma, appena ho smesso di parlare di lui, lui ha cominciato a parlare di me. Pensa che il movimento vinca per le mie battute. Ora magari andrà in giro a urlare in genovese ‘Belìn è una cosa pazzescaaaa!’ (si autoimita, ndr). Vede solo la vetrina. È proprio bollito.

    Nessun politico ha mai pensato di avvicinarti, cooptarti, anche solo di contattarti?
    Mai sentito nessuno. Si vede che mi vedono irrecuperabile, e han ragione.

    Non temi qualche polpetta avvelenata? Nei cambi di regime, chi rompe lo status quo rischia.
    Mah, preferisco non pensarci. Magari qualche operazione di discredito… Ma son cinque anni che ci provano. Scheletri nell’armadio non ne trovano: vita privata, cose fiscali, tutto a posto. Andrea (il fratello, ndr) conserva tutto dalla notte dei tempi, anche le bollette, le ricevute, le fatture degli spettacoli, anche di quella festa dell’Unità dei primi anni 80 che il Tg1 tirò fuori per insinuare chissà cosa. Provano a dire che dalla politica ci guadagno: meglio che non ti faccia il calcolo di quanto ci ho rimesso di tasca mia con i due V-Day e la Woodstock in Romagna. Abbiamo provato a ripagarci le spese con qualche libro e dvd a offerta libera, ma la gente s’è fatta l’idea che tanto sono ricco e quindi non li compra. Ora abbiamo dovuto mettere un po’ di pubblicità sul blog. Ma finanziamenti pubblici mai.

    E se fallite?
    Se falliamo, ci appendono per i piedi: almeno quelli che si ostinano a pensare che l’Italia la salva l’uomo della Provvidenza che mette le cose a posto mentre loro delegano e si disinteressano. Ma dai, ragazzi, basta coi leader e i guru, diventiamo adulti: a Parma Pizzarotti non l’ho mica messo io, ce l’han messo i parmigiani, e tocca a loro aiutarlo a salvare Parma. Così per l’Italia. La gente si dia da fare, partecipi, rompa i ***, s’impegni. E io sarei il nuovo Mussolini: più democratico di così! Lo so benissimo che non posso salvare l’Italia: io getto le basi, faccio il rompighiaccio, dissodo il terreno, propongo un metodo e qualche strumento. Poi ogni cittadino deve camminare con le sue gambe. Io il mio lavoro l’ho fatto. Ora tocca agli italiani.

    da Il Fatto Quotidiano del 13/06/2012


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    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/25/fuori-casaleggio-movimento-stelle/241237/